Gli “innesti”, nella rappresentazione

Durante la produzione in sequenza di queste piccole rappresentazioni ad olio, venivano alla luce alcuni
aspetti che manifestavano una certa insoddisfazione.
Quello che procurava questa sensazione di perplessità a procedere, riguardava quel momento di massima
espansione di creatività che aveva come risultato, la consapevolezza di provare un’emozione precisa e
che mancando evidenziava tutte le lacune prodotte dal lavoro degli ultimi 12 mesi. A questo proposito mi
sovviene quel motto che spesso gli artisti usavano per determinare la conclusione prossima di un quadro,
ossia della necessità del “tocco finale”.

 

Vostra eminenza avrò io cura di lei“, 2020-olio su tela 55x40cm
Capitò sovente quel suggerimento di finalizzare con un tocco, (anche in scultura, cosa che ha
contribuito sicuramente a spingermi di andare oltre i classicismi prendendo spunto dagli egizi con le loro
sculture colorate o molto più a ridosso dagli artisti più prossimi o semplicemente contemporanei, abituati
ormai alla massima libertà espressiva in tutte le discipline artistiche)
quello finale, che ormai tormentava inconsciamente ed avevo la sensazione che per quasi tutte le mie
opere, vi mancasse qualcosa di originale, un momento, uno scoccare l’ora esatta, il suono delle
campane… che svincolasse dal  proseguire sempre verso l’insoddisfazione ad oltranza.
Quasi non vi era più memoria in quel limbo inconsapevole di ignoranza… che andava con il freno a mano in
tensione e che per sfiancamento, illudeva a dire: si, così è a posto. Ma perché quel tocco finale? quale
gesto? Una pittura oramai ansimante, arrancava nei suoi passi e veniva a nuova vita con gli innesti, figure
prese da cataloghi e stese a collage sulla tela. Questa nuova azione, interferiva con tutta la
rappresentazione sia al livello temporale per la tecnica, spaziale per le nuove proporzioni che questi innesti
modificavano e per la doppia de-contestualizzazione, sia pittorica che dell’innesto stesso. Quelle figure
che aspettavano una loro rivisitazione, mi trovavano con l’entusiasmo dell’artista fresco in erba. Uno libera
l’altro nel senso degli opposti, che da estranei pur rimanendo, entrano in comunione di significato avendo
l’uno, bisogno dell’altro per significare. Il significato è insito alla curiosità dell’uomo e quel gesto la
accende facendo sorridere l’anima dentro.
Uno sguardo diverso nella ricerca evidente nel nesso tra tutto quello che viene prodotto dalla società e la
solitudine interiore dello spazio vuoto.
Nell’epoca di massima espansione, dei media, dell’invasione di massa delle immagini pompate a spot su tutte le linee e di un mondo di artisti che produce, la fusione genera l’assurdo.
Sdoppiamento“, 2020 olio su tela e collage 45x60cm

 

Piattaforme“, 2020-olio su tela e collage 35x40cm

 

Caccia al maiale“, 2020-olio su tela e collage 45×65